Invece, osserva Gentile, nell’età
moderna è stato conquistato «… il concetto del pensiero come pensiero
trascendentale, dello spirito come autocoscienza, o appercezione originaria,
condizione di ogni esperienza.» (TS* cap. I par. 5). Il pensiero, quello che
pensa realmente, che fa esperienza e non si riduce al solo contenuto
dell’esperienza, riesce a cogliere se stesso nella propria essenza, è anzi
apprensione di sé nell’attualità del proprio esercizio: ciò si sa almeno fin da
Cartesio. E’ piuttosto la teoria della conoscenza come conoscenza del dato, a
rivelarsi insufficiente ad esprimere l’attualità del pensare …
Il pensiero conosce se
stesso non in quanto la sua attività sia compiuta ed esaurita in un oggetto,
cioè in un dato, il quale a sua volta avrebbe bisogno di un ulteriore atto
conoscitivo che lo riprenda per apprenderlo. Esso non costruisce prima se
stesso e dopo quando sia finita la costruzione di sé, si apprende in quanto già
costruito. Il pensiero conosce invece se stesso in quanto atto nell’attualità
del proprio consumarsi, dove il costruirsi coincide con il conoscersi. Come fa
il cogito cartesiano, perché se l’ergo sum, e cioè la consapevolezza
(l’accertamento) di sé, costituisse in qualche modo un momento successivo
rispetto al cogito, e cioè all’esercizio dell’atto, questo
resterebbe trascendente rispetto alla certezza di sé e non potrebbe costituire
quel superamento della concezione realista che ha permesso di vincere lo
scetticismo. Atto la cui consapevolezza quindi non si raggiunge né dopo né
fuori né in alcun modo distinto dal suo attuale ed effettivo esercizio: il
pensiero, dice ancora Gentile, «… ha questa natura di porsi, ed esiste soltanto
ponendosi. Soltanto ponendosi; il che vuol dire, che se si guarda come
semplicemente posto, come risultato del porsi, esso non è più porsi, non è più
pensiero; e il pensiero, non potendo non essere pensiero, si pone senza
fissarsi come posto: si pone cioè come atto che non è mai fatto, ed è quindi atto puro, atto eterno. »
(TS* cap. XVII par. 6).
…
A questo punto però si
potrebbe dire che quanto l’attualismo va affermando dell’atto sia comunque
un’analisi dell’atto stesso, un porlo come oggetto di giudizio e quindi come un
dato di fronte a noi che dobbiamo pensarlo e giudicarlo. Nonostante tutti i
buoni propositi per sorprendere l’atto nel vivo del suo attuale consumarsi,
alla fine non possiamo che vederlo come il riflesso oggettivato della sua vita
effettiva. Il pensiero, eterno ed infelice Mida, nella sua infinita brama di
immergersi nelle onde fresche della vita, non può non trasformare in dato, cioè
nel riflesso della vita, tutto ciò cui rivolge la sua attenzione, compreso se
stesso.
E invece, a tal proposito, dobbiamo
riaffermare come Gentile non abbia voluto distruggere la possibilità di
analizzare l’atto, né quella di considerarlo come un dato. E’ la prospettiva
che cambia, una prospettiva che stravolge però lo stesso significato e funzione
dell’analisi e del dato.
…
Parlando del ‘fatto’ che qui ha la stessa
valenza del ‘dato’, Gentile afferma che bisogna «… criticare la stessa
categoria del fatto, mostrandone l’astrattezza, e come essa si risolva in una
categoria ben più fondamentale, in quella cioè dell’atto spirituale che pone il
fatto.» (TS* cap. XII par. 7); e nel “Sistema di Logica”, aggiungerà
appunto che, «Questo il destino del pensato, di non poter dire di avere escluso
assolutamente da sé il pensare, se non quando è diventato esso stesso pensare;
di non potersi mai sequestrare nella sua solitudine infinita, se non quando
abbia assorbito in se stesso il suo nemico, di cui vuole disfarsi, il
pensante.» (SL** Parte terza, cap. II, par. 2).
…
La prospettiva
attualista si propone dunque come il superamento di quella oggettivistica nel
momento in cui ci si rende conto che la stessa estraneità della realtà
immediata al pensiero non può che essere anch'essa pensata e quindi realizzata
dallo stesso pensiero: il quale in tal modo la mantiene al proprio
interno, come l'astratto che, pur concepito come separato dal concreto, può
vivere soltanto della stessa vita del concreto.
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* Vedi Giovanni Gentile, “Teoria generale dello spirito
come atto puro”, Firenze, Casa Editrice Le Lettere, 1987
** Giovanni Gentile, “Sistema di Logica
come Teoria del Conoscere”, Firenze Casa Editrice Le Lettere, 1987. Da qui
in poi riferita con la sigla SL.