giovedì 18 settembre 2014

La libertà dell'Io grande e la determinatezza dell'io piccolo

Che cos’è l’attualismo?

L’attualismo storicamente è uno dei modi, all’interno della nostra civiltà, di rispondere alle domande fondamentali che l’uomo sente urgere nella propria coscienza. Ma visto dall’interno del proprio convincimento, collocati al suo punto di vista, l’attualismo è l’affermazione filosofica più rigorosa della libertà umana che mai sia stata fatta nella storia. Esso osa, con assoluto rigore speculativo, piantare nel petto dell’uomo e nel lume della sua ragione, l’intera realtà, naturale o ideale che sia. Sa che soltanto nel gesto libero e consapevole dell’uomo vive l’assoluto valore realizzando il quale la sua libertà attinge solidità e concretezza. E perciò concepisce l’uomo non come disperso atomo pensante per caso, bisognoso ancora di un legame che lo stringa ad un patto sociale con altri atomi umani, bensì come vera universalità che nell’atto concreto e imprescindibile del pensare realizza già la società non essendo mai, nella serietà intima della coscienza, pensiero di uno solo, ma sempre pensiero di tutti e per tutti.

Che vuol dunque significare questa breve dichiarazione?

Significa che l’uomo, cioè noi stessi che stiamo qui riflettendo, possiamo comprenderci in due modi. Uno dei quali è quello per cui ci vediamo dentro la realtà, in mezzo alle altre cose, come una delle tante cose, per quanto forse la più nobile di tutte le cose. In questo senso noi siamo dentro un contesto che ci determina, in quanto ci sono cose che sono venute prima di noi e cose che verranno dopo di noi, e altre che stanno insieme a noi, che esercitano un’azione su di noi o sulle quali siamo noi ad esercitare un’azione e così via. Noi, in questo modo, siamo oggetto del nostro pensiero, come lo sono anche le altre cose che stanno insieme a noi, e come lo è l’insieme di tutte le cose compresi noi stessi.
L’altro modo di pensare noi stessi è quello per cui siamo sempre noi che dobbiamo pensare tutte le cose, compresi noi stessi come oggetti. Possiamo pensare di essere come tutte le altre cose, ma intanto siamo noi qui ed ora a pensare tutto questo. Possiamo pensare tutta la realtà, e in essa compresi noi stessi, indipendentemente dal nostro pensarla in questo momento, ma possiamo fare questo soltanto pensandola qui ed ora. Talvolta vorremmo quasi fuggire da noi stessi, uscire dalla onnipresente ragnatela del pensare per poter dire finalmente: ecco lì la realtà nostra fuori di noi, fuori dal pensiero con cui di solito siamo costretti a pensarla. Ma così facendo la stiamo ancora pensando. Il nostro fuggire da noi ci riporta sempre dentro noi stessi. Fuggire da noi possiamo soltanto rimanendo dentro di noi. Questo secondo modo di pensare noi stessi è perciò il modo per il quale noi siamo sempre l’orizzonte più ampio possibile in cui tutte le cose, e noi stessi come cosa, possono essere pensate e, in quanto attualmente da noi pensate, avere realtà. Anche quella realtà che sentiamo il bisogno di pensare oltre ogni concetto che ci facciamo di essa, alla fine dobbiamo pur pensarla, includerla cioè nel nostro orizzonte, che così svela di essere la vera e reale consistenza.
Questo secondo modo di pensare noi stessi, che comprende in sé il primo modo, è allora il modo per il quale noi siamo veramente liberi, perché non c’è cosa, bassa o alta che sia, piccola o immensa, vicina o lontana che per doverla pensare non ricada dentro l’orizzonte del nostro attuale pensare. E qui allora noi non siamo più quella piccola cosa che sta insieme alle altre cose, in interazione con esse, ma siamo il principio vivo e attivo per cui tutte le cose, e anche noi come una tra di esse, si vengono formando ed esistono. Qui, in questa intimità profonda del nostro attuale pensare, noi non pensiamo più come individui particolari di contro ad altri individui particolari, ma pensiamo come quell’orizzonte assoluto che deve valere per tutti i singoli individui che in esso appaiono.
Ma proprio per questo, guai a scambiare l’universalità e la libertà che si realizzano nel nostro pensare, con l’arbitrio e la velleità delle quali spesso ammantiamo la nostra piccola persona. Velleitari siamo infatti quando vogliamo opporci arbitrariamente al mondo che ci poniamo di fronte e che in tal modo determina e schiaccia la nostra contingente particolarità; ma siamo universalmente liberi quando nell’esercizio della nostra conoscenza scopriamo intelligibile il mondo secondo quello stesso rigore universale che sentiamo vigere nel nostro intelletto, riconoscendo quindi il mondo con tutte le sue ferree leggi come il nostro mondo. Velleitari siamo quando con la nostra individualità empirica vogliamo ergerci, tracotanti o incoscienti, di fronte alle leggi inderogabili dell’esistenza morale, sociale, politica, o naturale che sia; ma libera sentiamo la nostra interiore umanità quando invece consapevolmente operiamo a determinare quelle leggi seguendo, come forza che sboccia da noi stessi, il processo logico che le fonda, sensato e necessario nella nostra stessa coscienza e perciò da essa stessa voluto e realizzato.

Forse queste parole sono troppo poche per rendere convincente il punto di vista attualistico e dare soddisfazione a tutte le esigenze della coscienza e del pensiero, ma qui esse vogliono soltanto sollevare un dubbio stimolante e costruttivo, vogliono essere soltanto un annuncio per far intravvedere che c’è nella filosofia una prospettiva per la quale il veramente umano che c’è nell’uomo è la radice di ciò stesso che lo fa essere e lo meraviglia, che lo fa soffrire e lo rende felice, che lo costringe alle ferree leggi della vita eppure lo innalza al di là di tutte le cose, ciò per cui soltanto in se stesso può trovare i propri inderogabili doveri e la propria assoluta libertà.

Comprendere poi questi concetti alla luce della critica filosofica, come essi possano aspirare ad una coerenza logica ed alla loro sensatezza nel contesto della storia della filosofia, significa addentrarsi un po’ di più nello studio specialistico dell’attualismo.

(Da "Preamboli" in Cogitazioni Attualiste, Francesco A. Muscolino, Roma 2014)

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