venerdì 12 settembre 2014

Attualismo: una presentazione

Filosofia dell'assoluta interiorità del reale alla coscienza, l'attualismo, in continuità con il moderno idealismo, è la concezione secondo la quale il nostro pensare, lungi dal venire inteso come la funzione mentale di un essere contingente qual è l'uomo naturalmente considerato, in mezzo agli altri esseri e alle altre cose, viene invece assunto come attività universale a fondamento di tutta la realtà, sia quella naturale e sensibile che quella sociale, etica ed essenzialmente spirituale.   
Una simile concezione tuttavia, che alla considerazione comune e più superficiale potrebbe apparire paradossale, trova invece la sua giustificazione e sensatezza - al di là dell'assenso che poi a ragion veduta si può o meno ad esso accordare - all'interno della storia delle idee nella quale il pensiero stesso ponendo e risolvendo i problemi è andato sempre più approfondendo la coscienza di sé. E' vero però che il punto di vista dell'attualismo, rompendo nel modo più rigoroso possibile con ogni realismo, implicito o esplicito che sia, e che si annidi in ogni diversa considerazione delle cose, importa una trasvalutazione dei problemi e dei principi fondamentali dell'esistenza fino a superare ogni sapere tradizionale e comune, tanto da poter talvolta suscitare quell'idea di assurdità e insensatezza.
L'uomo vivendo conosce la realtà in un'esperienza varia e complessa, percependola nel proprio sentimento, scandagliandone i vari aspetti attraverso l'intelligenza, rappresentandosela secondo le più recondite esigenze e il grado di sviluppo e coscienza di volta in volta raggiunti. Tuttavia, nel prendere atto di questa esperienza in modo più consapevole e farsi di essa una rappresentazione concettuale, l'uomo è portato, almeno in un primo momento, a considerare del rapporto conoscitivo soltanto l'aspetto oggettuale per cui la realtà si presenta come esterna ed indipendente dalla conoscenza empirica umana e l'uomo stesso soltanto un particolare contingente nella totalità di essa. Per conseguenza, in questa rappresentazione è l'essenzialità e profondità dell'esperienza umana a scomparire, a ridursi a semplice rapporto empirico non necessario all'essenza del reale. Se la realtà esiste già ed è completa nel suo valore senza la necessità dell'uomo, o meglio di ciò che è propriamente umano nell'uomo, allora sono l'umanità dell'uomo, la sua opera, la sua libertà e creatività ad essere insignificanti e senza valore nel seno della realtà stessa; riducendosi così l'uomo ed il suo comportamento a fatti determinati estrinsecamente da parte di ciò che è ad essi esterno. E la storia, che è libera costruzione del mondo umano e di ciò che per l'uomo ha valore, in cui soltanto peraltro ha senso parlare di realtà, dovrebbe in tal modo ridursi per l'uomo alla presa di coscienza del proprio disvalore, come racconto del proprio errare per l'incapacità di attingere ciò che gli è presupposto come estraneo. Addirittura lo stesso concetto di valore diventerebbe assurdo, con la conseguente caduta della morale e della religione, poiché sarebbe impossibile per l'uomo vedere in qualsiasi cosa stia fuori dalla propria umanità, ciò per cui dovrebbe valere la pena di sacrificarsi e in cui credere. Ma può una simile realtà accamparsi veramente di fronte al pensiero umano che la pensa? Può veramente il pensiero oltrepassare se stesso per attingere in qualsiasi modo qualcosa che ne stia fuori?
Già nell'età classica lo scetticismo si era affacciato con potente coscienza filosofica a tale interrogativo. Poi il cristianesimo, gettando un ponte tra uomo e Dio, realtà tenute invece separate dalla cultura precedente, concepì la realtà spirituale non più come un dato esterno all'uomo, bensì come regno da instaurare con la volontà universale che non è quella dell'uomo empirico, ma quella dell'uomo che si solleva all'universalità del volere divino. Così, grazie a tale fecondo lievito, nell'età moderna, raggiunta una più matura consapevolezza sull'uomo e la realtà, si è fatta strada e si è imposta una nuova concezione secondo la quale il pensiero è esso stesso realtà universale e totale, realtà che non dev'essere più ricercata al suo esterno, ma che invece nell'assoluta libertà del proprio realizzarsi il pensiero continuamente accresce e approfondisce.
In tale movimento di pensiero che culmina nell'idealismo moderno, la peculiarità dell'attualismo è quella di considerare l'attività universale del pensiero non distinta e sovrapposta all'atto pensante umano, bensì con questo coincidente: il vero pensiero è l'atto che si realizza mentre pensiamo e questo pensare in atto è il vero principio che sorregge il tutto.
Così la sfida che è insieme il grande fascino dell'attualismo, è quella di dar vita ad una visione nella quale venga “umanizzata” ogni cosa, dove l'uomo vincendo la propria empiricità e portandosi a livello dell'universalità del pensiero, non abbia più esterna a sé alcuna realtà che lo condizioni e lo alieni, e grazie alla quale possa così trovare in se stesso la radice di ogni principio che dia valore e consistenza alle proprie azioni e le ragioni profonde del proprio esistere. Umanizzazione che non riduce la libertà che è possibilità di scelta insita nella realizzazione del proprio universale valore, ad astratto arbitrio che sarebbe possibilità di scelta nell'indifferenza di valori ad esso presupposti; né riduce la personalizzazione della verità che è continua costruzione critica di un valore assoluto avvertito essere sempre di tutti e per tutti, al relativismo che chiuderebbe invece il singolo individuo nell'isolamento della propria egoistica particolarità; né scarna il sentimento universale del vero alla estrinseca necessità della legge. Umanizzazione che non è perdita del divino, anzi la prova più certa e sicura della sua esistenza, laddove è dentro il proprio atto umano che l'uomo avverte quell'assoluto alla cui presenza non può in alcun modo sottrarsi e del quale, come hanno sempre mostrato pure i grandi santi e profeti, invano cercherebbe fuori di sé quel valore e significato che possono risiedere soltanto nell'intimità del proprio travaglio interiore.

(Da "Introduzione" in Cogitazioni Attualiste,  Francesco A. Muscolino, Roma 2014)

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