L'atto puro (3): l'originarietà

L’atto puro del pensiero non può essere pensato come il risultato già realizzato, prodotto da un meccanismo che in qualsiasi modo, empiricamente o logicamente, lo preceda e una volta prodotto lo espella da sé. In una tale considerazione il pensiero è concepito come cosa tra le cose, un fatto fra i tanti. Esso perderebbe la propria attualità, poiché così sarebbe l’oggetto di una tale considerazione, non la considerazione stessa in cui esso, come oggetto, non può non essere inscritto con il proprio specifico valore di oggetto, e dalla quale perciò dipende. E’ cioè questa considerazione in atto, eventualmente, ad essere l’orizzonte in cui si dà la necessità di un meccanismo da cui il pensiero-oggetto sia prodotto. E se volessimo abbassare anche questa considerazione a prodotto di un meccanismo, ciò sarebbe possibile soltanto grazie a questa attuale volontà, che è ancora la considerazione attuale, della quale è dunque impossibile liberarsi. L’attualità di questa considerazione è l’attualità dell’atto puro che non può concepirsi se non come originaria.
Questa attualità per essere originaria non può non essere originaria autocoscienza. Se infatti - e qui il discorso si fa sottile e può apparire abbastanza sibillino perché si ipotizza la separazione di aspetti intrinsecamente necessari l’uno all’altro – se infatti, dicevamo, la coscienza di sé dell’attualità fosse posticcia rispetto all’originarietà di quest’ultima, sarebbe proprio l’attualità originaria che verrebbe a perdersi, dal momento che nell’attualità dell’autocoscienza essa si presenterebbe come una attualità che precede, dunque inattuale, mentre l’attuale autocoscienza viene ad essere il vero orizzonte del quale non è possibile realizzare una più originaria attualità.
Ugualmente, e all’inverso, l’autocoscienza può essere originaria soltanto se essa è attuale autocoscienza: autocoscienza non in una considerazione ulteriore e ad essa estrinseca, la quale verrebbe ad essere la sua condizione esterna, ma autocoscienza perché attuale farsi consapevole di sé, in cui cioè l’attuale considerarsi è condizione in atto di se stesso. L’autocoscienza può essere attuale autocoscienza soltanto se è l’attuale farsi autocosciente.
A sua volta il farsi dell’autocoscienza può essere il farsi dell’autocoscienza attuale se è esso stesso il farsi attuale; non un farsi che sia già esaurito nell’attualità dell’autocoscienza, ma l’autocoscienza nell’attualità del suo farsi. Né un farsi di cui si possa avere coscienza fuori di esso, per cui esso valga soltanto come un fatto inattuale, ma quel farsi che per essere il farsi attuale non può accadere se non come attuale coscienza di sé, l’attuale farsi cosciente. Reale non perché causato, ma in quanto attuale esercizio del farsi consapevole.
Ugualmente, dell’atto non si può dare una struttura che, per dar conto dell’attività di esso, non sia questa stessa attività. Porsi oltre l’atto per poterne cogliere l’interna struttura da cui scaturirebbe l’azione varia e infinita di esso, si può soltanto realizzando l’atto in questa stessa riflessione onde l’unica struttura di cui si possa parlare è quella struttura che in atto si viene realizzando. La struttura dell’atto non può che essere lo strutturarsi in atto del pensare.
Questo discorso, molto sdrucciolevole e che comunque sembra ripetersi e quasi avvitarsi su stesso, s’impone per mostrare come dell’atto non si possa avere una spiegazione causale per cui esso venga ad esistere grazie ad un processo che stia alle sue spalle. Ogni processo, infatti, che si possa pensare come causa dell’atto, esige e trova la sua condizione nell’atto stesso di questo pensare che si mostra la vera intrascendibile condizione di tutto ciò che si pensa. E la difficoltà si ripete nel dover esprimere la realtà dell’atto con concetti distinti che nell’analisi astratta tendono a fissarsi nel loro isolamento, dove l’uno sembra avere una concreta precedenza sull’altro, mentre in concreto si attuano come una sola organica unità vivente.

(Da "Autoctisi", "L'originarietà dell'atto puro" in Cogitazioni Attualiste, Francesco A. Muscolino, Roma 2014)


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