Teresa Serra
Giovanni Gentile. L'attualità di un pensiero
Dati i mutamenti politico-culturali avvenuti negli ultimi
venti anni possiamo chiederci se è possibile cominciare a guardare al pensiero
di Giovanni Gentile con animo sgombro da pregiudizi ideologici e forse mettendo
tra parentesi l’attività politica per guardare solo alla sua filosofia, vale a
dire se è possibile guardare a quella filosofia come necessariamente correlata
a scelte totalitarie o suscettibile, indipendentemente dalla opzione di vita
del suo autore, di essere altrimenti interpretata… Tornare oggi a riflessioni e
letture gentiliane significa anche, di fronte ai problemi con cui si confronta
il pensiero contemporaneo, chiedersi, in virtù di molte assonanze, se Gentile
non possa essere considerato un filosofo di respiro europeo, ancora attuale; e certamente
non per aver o non avere avuto fortuna oltralpe, ma perché la sua riflessione
sembra essere in linea con le strade seguite dalla riflessione europea, alla
quale potrebbe aver anche dato suggestioni interessanti, dirette o indirette.
Sono strade che Gentile percorre forse in anticipo e autonomamente,
dimostrando, però, di aver svolto, se pur in modo personale e forse senza
colloquiare col pensiero europeo, comunque, ammesso che lo abbia ascoltato,
senza realizzarne alcuna sudditanza, le linee che da una cultura permeata di
kantismo e di idealismo, sia nella forma fichtiana che hegeliana, provenivano…
E si tratta proprio delle linee su cui gli interpreti di Gentile hanno lavorato
negli ultimi anni. Da questo punto di vista non si può essere d’accordo con chi
dichiara la completa improponibilità di una ripresa gentiliana, ripresa che
evidentemente è da intendere non come riproposizione di un pensiero ma come
attenzione ad una riflessione che ha ancora qualcosa da dire e che occorre far
interloquire col suo secolo, anche quando sembra che il suo autore stesso non
lo abbia fatto… Riflettendo su questi punti si possono oggi forse seguire
strade diverse che consentono di inserire le suggestioni gentiliane non nella
filosofia del dopoguerra ma in quella della fine del secolo, cioè di ritornare
a Gentile con uno spirito che per certi suoi aspetti tenda a proiettarlo, in
una dimensione non solo italiana, nel nostro tempo, che è un tempo di crisi, in
cui sembra che si vada nella direzione della eliminazione della stessa distanza
tra soggetto e oggetto attraverso una eliminazione della stessa oggettualità e
della datità che, alla fine, comporta, come Gentile ammoniva, la impossibilità
di una definizione di entrambi i termini. Di fronte al processo di smaterializzazione
della realtà cui il nostro mondo si sta avviando forse non è di scarsa
importanza tornare a leggere Gentile e fare attenzione alla sua definizione del
rapporto soggetto-oggetto, che è poi anche la definizione del rapporto
filosofia scienza e soggetto norma… Si pone Gentile, dunque, se pur con una
personale soluzione, nella linea di una filosofia del novecento che va nella
stessa direzione, con risultati simili eppur diversi, ma non per questo più
definitivi o irrefutabili. Si può perciò ben essere d’accordo con Natoli quando
ricorda che «Gentile è europeo per la sua collocazione teorica, per il fatto
che realizza l’immanenza e rende definitivamente impossibile di poter pensare
l’io nei termini della teoria della conoscenza». E’ europeo per la sua capacità
di «pensare ciò a cui l’epoca chiama». Ed è per questo che quella gentiliana è
una prospettiva che può ancora oggi dare suggestioni anche se esige di essere
rivisitata…
“Giovanni Gentile. L'attualità di un pensiero” - Centro per
la Filosofia Italiana, 13 agosto 2012
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